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Fulvio Julita

Mi occupo di storytelling d’impresa applicato a strategie di marketing digitale. Aiuto le imprese a comunicare meglio, valorizzare la loro identità e vendere. Ho scritto "Raccontarsi online - Dal freelance alle piccole e medie imprese: storytelling per il marketing digitale" (Hoepli editore).

Ho scritto un libro. Ne valeva la pena?

Tempo fa scrissi per il blog K-kommunika.ch questo articolo. Ve lo ripropongo in una versione aggiornata. Nel testo sono presenti interessanti spunti di riflessione sulle legittime aspettative di un’iniziativa di marketing che nasce attorno ai social media. E l’oggetto è il libro “Ti ho visto su Facebook” che scrissi nel 2012 con Federico Di Leva.

 

“Svolgo un’attività professionale, proprio come molti di voi che state leggendo. E forse come molti tra voi, me ne sono stato per qualche tempo in quel limbo sospeso tra l’intuizione per un buon argomento professionale da trattare in un libro e il chiedermi se valesse la pena dedicarci del tempo.

L’argomento per il libro c’era. L’intenzione era raccontare la rivoluzione in atto nel mondo della comunicazione dall’avvento dei social media e poi spiegare come le imprese avrebbero potuto coglierne delle opportunità. Si trattava di questioni che da tempo affrontavo nei miei corsi aziendali, insegnando agli imprenditori a gestire la loro strategia di marketing sulle reti sociali. Ma portare su carta le nozioni, le teorie e il metodo di lavoro era ben altra cosa. C’era da organizzare tutte quelle idee a cui prima di allora avevo solo dato una forma orale, dare loro una sequenza di lettura, formulare metafore che rendessero più comprensibili i concetti. Ed anche colmare parecchie lacune del mio sapere. Un lavoraccio, insomma. E poi c’era tutto il lavoro collaterale: l’impaginazione, la grafica, le revisioni, la ricerca di un editore, la promozione, le questioni amministrative.

La decisione di compiere il grande passo, scrivere il libro appunto, è arrivata a gennaio del 2012, anche grazie al prezioso contributo di Federico Di Leva, coautore del testo, scrittore, copywriter e amico. Abbiamo impiegato un mese per arrivare alla prima stesura, altri nove per le revisioni e la messa a punto. È così che a novembre finalmente annunciavamo la presenza nelle principali librerie virtuali (da Amazon a Feltrinelli, fino a quello della Apple) del nostro «bambino.»

Ne valeva la pena?

Ecco, è passato un po’ di tempo dall’uscita del libro. Un tempo ragionevole per tirare le somme dell’intera operazione. La risposta sarebbe «no» se l’obiettivo fosse stato avere un guadagno dalla vendita. I libri venduti sono stati qualche centinaio e il risultato economico, al momento, non ripaga gli sforzi profusi. Ma se mi chiedeste: «Lo rifaresti?» vi risponderei «Sì, senz’altro».

Quel libro è stata un’occasione di approfondimento, di crescita personale, un’opportunità per fare più mio il sapere che era nella mia testa (e Federico vi direbbe la stessa cosa). Non sottovalutate questo aspetto, se nella vostra mente si è già accesa l’idea di dedicarvi alla scrittura di un manuale o un saggio che nasca dalla vostra esperienza di lavoro.

Considerate inoltre il piacere di condividere ciò che sapete, quello di mettersi in gioco, quello di fissare una tappa significativa nel vostro cammino professionale. E soprattutto il valore strategico dell’operazione in chiave di personal branding, quella sottile arte attraverso cui valorizzare ciò che sappiamo fare – e noi stessi – sul mercato. Il vostro libro, quello che non avete ancora scritto, può rivelarsi un biglietto da visita capace di spingervi fuori dal gruppo dei tanti che fanno il vostro lavoro, far sentire in cosa siete differenti. A condizione di avere tra le mani qualche buon contenuto originale.

Ecco, in questi mesi ho scoperto che quell’oggetto, il libro appunto, conserva ancora tanto fascino nei pensieri delle persone. Anche nella forma digitale. Ed ho scoperto che metterne una copia tra le mani del nostro interlocutore gli trasmette fiducia: gli dice che può fidarsi di quel che sappiamo e che possiamo fare per lui; tant’è vero che quel sapere e saper fare è messo nero su bianco tra le pagine di un libro.
Senza dimenticare che quel libro può rappresentare un tassello importante nel percorso di costruzione della reputazione in rete, contribuendo a diffondere su Internet schede descrittive, recensioni e post pronti a riaffiorare in ogni momento attraverso una semplice ricerca su Google. Sono segnali che possono aiutare a definire una personalità professionale agli occhi di chi non ci conosce e vuol capire qualcosa in più di noi.

Insomma, sì, ne valeva la pena! Questa è la mia risposta.”